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Metamorfosi della percezione – di Antonella Pino

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In questo lavoro ho voluto rappresentare in modo concettuale la metamorfosi di pensiero di una coppia di gemelli omozigoti che riescono, attraverso una presa di coscienza progressiva, a trovare la loro diversità e scoprendo la propria individualità elaborano una via per uscire dagli stereotipi dell’uguaglianza in cui la società tende a rinchiuderli.
 

METAMORFOSI DELLA PERCEZIONE

di Antonella Pino

 


 

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4 commenti

  1. “Metamorfosi della percezione”, di Antonella Pino, è un’opera animata da un’idea concettuale perché le immagini sono giustificate da un concetto: i gemelli omozigoti apponi identici.
    La scena è accuratamente allestita nel fornire gli elementi essenziali ad indurre l’illusione dello specchio: la cornice, i libri appoggiati vicino al bordo sono una prova dello specchio.
    La successione delle pose perfettamente mimiche formano gli elementi dello stupore quando nel finale si rivela la coppia di gemelli omozigoti che notoriamente sono identici.
    La sequenza genera l’estraniazione che trasmette il paradosso dell’illusione dello specchiarsi e apre simpaticamente il tema sul concetto di verità comunicata dall’immagine fotografica.
    Complimenti ad Antonella Pino, per la brillante ideazione di questo dispositivo iconico che colpisce anche la nostra psiche.

  2. Antonella Pino ha saputo costruire un portfolio efficace nella sua rappresentazione concettuale, grazie alla essenzialità creativa. Questo lavoro , frutto della partecipazione di Antonella al Corso di fotografia creativa, è stato successivamente segnalato dalla giuria in occasione della lettura portfolio di Ottobre Fotografia 2017 tenutosi a Torino. Complimenti ad Antonella Pino per il suo brillante percorso, che certamente proseguirà in futuro.

  3. Sono destinati a non avere una propria individualità i gemelli protagonisti del lavoro di Antonella Pino?
    La risposta è nella foto conclusiva dove, le espressioni diverse dei bimbi sottolineano la diversità dei loro caratteri.
    Ma il titolo “Metamorfosi della percezione” suggerisce qualcosa di più, invita ad un approfondimento che ci porta a superare il problema identitario dei gemelli per parlarci di percezione e rappresentazione del mondo.
    Qui lo specchio, che solo apparentemente ci restituisce la realtà in quanto ci mostra il mondo rovesciato destra sinistra, non rovescia la scritta sula maglietta perché non è uno specchio. E’ solo una cornice che si fa metafora della fotografia, anch’essa promessa di racchiudere in sé la riproduzione fedele di una parte di mondo, ma che poi è solo un punto di vista, prodotto finale di tante scelte soggettive del fotografo.
    Poi qualcosa di troppo entra nell’inquadratura e, dopo un attimo di dubbio, l’inganno ottico si svela.
    Ogni gemello ritrova la sua identità, ma anche la fotografia rivendica il suo essere oggetto reale, espressione del sentire del suo autore, e non solo impronta del mondo.

  4. Se penso al tema del doppio non posso non pensare alla Weronica di Kiezslowski e alla sua biglia di vetro attraverso la quale guardava il rovescio del mondo. Nel lavoro della nostra autrice, invece, il mondo non si rovescia ma si riconosce. Le due individualità si mettono in contatto, invece di riflettersi in un vetro/specchio che non c’è, si incontrano volendo riconoscere la reciproca differenza. Molto intrigante lo svolgimento fotografico del tema che sfrutta benissimo l’illusione e l’inganno dell’occhio. Come Alice che fa esperienza di sé attraversando lo specchio, i gemelli si mostrano alla fine entrambi sullo stesso lato del “proscenio”, ognuno col proprio io. Il contatto dei palmi e la sorpresa del passaggio-al-di-là mi sembrano i due momenti fondamentali di questa nuova percezione, di sé e dell’altro.

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