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“L’effimero e l’eterno” – Concept _05 – Francesca Woodman

 
 
 
 
 
 
 

“L’effimero e l’eterno” – Concept 05
Francesca Woodman

A cura di Massimo Pascutti –
Tutor nazionale FIAF e coordinatore del laboratorio tematico 051 per il Piemonte

 

Ha una sua solitudine lo spazio,

Solitudine il mare

E solitudine la morte, eppure

Tutte queste sono folla

In confronto a quel punto più profondo.

Segretezza polare,

che è un’anima al cospetto di se stessa:

Infinità infinita

( Emily Dickinson, Solitudine, 1865)


 
Francesca Woodman nacque a Denver nel 1958. Crebbe in una famiglia di artisti, il padre George pittore e fotografo, la madre Betty ceramista. Trascorse molti anni della sua infanzia tra Firenze e Roma. Scoprì la fotografia molto giovane, sviluppando le sue fotografie a 13 anni. Tra il 1975 e il 1979 frequentò la Rhode Island School of Design, dove si appassionò alle opere di Man Ray e Duane Michaels. In questo periodo tornò a Roma per frequentare i corsi europei della RISD e venne a contatto con il movimento della Transavanguardia italiana.
Nel 1981 pubblicò il suo primo e unico ( da viva ) libro “ Some disordered interiors geometries”.
Nello stesso mese si suicidò a New York gettandosi nel vuoto all’età di 22 anni.
Francesca Woodman incarna appieno le problematiche presenti nel tema “ L’effimero e l’ eterno”.
I contrasti, unitamente al tempo sono due elementi dei quali bisognerebbe tenere conto nel ricercare una traccia di svolgimento di questo tema così bello e complesso.
Ebbene, la Woodman di tempo nella sua effimera vita, ne ha avuto troppo poco, ma ne ha acquistato dopo la morte, tanto che le sue opere sono diventate, come spesso succede ai geni che ci lasciano troppo precocemente e in situazioni tragiche, eterne e immortali.
 

 
Corpo e spazio, presenza e assenza, identità e metamorfosi: sono questi i contrasti presenti nell’opera fotografica di Francesca Woodman.
 


 

 
Soprattutto è il corpo, il vero protagonista della sua opera, quasi sempre il suo, ritratto mentre si relaziona con l’ambiente circostante, in una relazione io-mondo che si risolve spesso in una sorte di mimetizzazione del corpo con il luogo in cui è collocato, fino a diventare evanescente e scomparire.
 


 

 
Ciò che emerge dalle sue foto è la travolgente forza del suo giovane corpo e nello stesso tempo la sua vulnerabilità, la sua fragilità latente, espresse con toccante poesia e impressionante maturità artistica.
 


 
Era bella Francesca , e forse il suo estremo e disperato gesto è servito a conservare per sempre quella bellezza e lo ha fatto attraverso un volo: un volo al contrario. In fondo precipitare non è che questo. E’ come perdere le ali. Francesca lo ha fatto a poco più di vent’anni. Il mondo era forse, semplicemente, troppo. Troppo vasto, troppo rumoroso, troppo complicato, troppo per appartenerle ancora. E così lanciarsi nel vuoto ha rappresentato per lei il solo antidoto al dolore.
 



 
Per Francesca Woodman la fotografia era un fatto molto personale; c’era sempre lei al centro del suo mondo e della sua ricerca estetica. Probabilmente non si trattava di narcisismo, piuttosto del desiderio di non sparire per sempre. Lei stessa scriveva che “ ….l’unico problema è che il mondo dell’arte ti dimentica se vai via cinque minuti….”.
Forse andando via per sempre e non per cinque minuti nessuno l’avrebbe più dimenticata.
 

 
“ Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate” ( F.W.)
Massimo Pascutti
Tutor Fotografico FIAF

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5 commenti

  1. L’esperienza dei LAB Di Cult FIAF è nelle mani dei Coordinatori e dei partecipanti ai Laboratori. Ogni edizione del progetto presenta delle novità spesso sorprendenti.
    Questo 4° ciclo pone in evidenza i Coordinatori dei laboratori, nel presentare le loro elaborazioni del Concept tematico.
    Con Massimo Pascutti siamo alla 5° pubblicazione e altre sono in attesa di condivisione.
    Quella della Libertà in ambito creativo è necessaria per potersi muovere nella direzione più sentita, senza vincoli o limitazioni e così compiere un’esperienza importante ben integrata nel percorso culturale di quello specifico territorio di riferimento.
    Una libertà sorprendente che in questo post fornisce elementi di stimolo, attraverso l’opera di un solo autore: Francesca Woodman, una fotografa che ha ispirato numerosissime fotografe a praticare la fotografia introspettiva.
    Ogni immagine è un “super stimolo”, come lo chiamano gli studiosi della percezione, perché sono opere d’arte che aprono la visione sul mondo interiore della giovane artista.
    Io ritengo impossibile comprendere perché una persona ha la necessità di realizzare fotografie come queste, perché, quì, il motore creativo ha trovato nella fotografia il linguaggio più naturale per dare concretezza all’inconscio; quindi la logica può rivelare ben poco al semplice lettore.
    E’ molto importante invece assumere un punto di vista corretto per non restare “medusati” da immagini come queste che parlano con il linguaggio del corpo nudo. Ogni nudità ha la sua bellezza e anche il suo potere di seduzione che la natura misteriosamente le ha dato, per stimolare la continuazione della specie.
    Il rapporto con la nudità è il nodo che occorre sciogliere, perché queste immagini non sono glamour ma autoscatti realizzati nella “Stanza dell’Arte”.
    Nella “Stanza dell’Arte” vige una libertà superiore nell’esprimere i propri sentimenti, perché è una misteriosa necessità interiore, senza secondi fini, a far compiere al linguaggio tutto il suo corso qualunque sia il mezzo e il modo.
    Francesca Woodmann si esprimeva col corpo e ci riusciva ponendolo in relazione con altri elementi simbolici, come i fiori e spesso ponendolo in vecchie case disabitate, ma non solo. E’ ampio e articolato il complesso creativo della sua opera che pone seri problemi in chi vi si accosta, perché entrare ne “La stanza dell’Arte” chiede una purezza dello sguardo pari alla libertà concessa all’artista. Per spiegare questo atteggiamento complesso, spesso viene citato il mito di Orfeo ed Euridice, cercatelo sul WEB e capirete di cosa intendo parlare.
    Certamente leggere “L’effimero e l’eterno” dalle opere della Woodmann, risulta potentissimo il messaggio d’ossimoro che intreccia, in vario modo, la relazione sofferta in contrasto della vita biologica del corpo e la desolazione di vecchie case ormai morte.
    Per me il messaggio è: la giovinezza con la sua forza prorompente, rinnovata in ogni nuova vita, è la potenza di un’eternità non gratuita che chiede all’uomo di credere nella procreazione per spingere avanti il mistero della vita umana con le sue infinite trame.
    Complimenti a Massimo Pascutti per questa riflessione che non mancherà di lasciare i suoi segni nel processo creativo in atto nei laboratori.

  2. Complimenti vivissimi a Massimo che ha fatto una scelta strepitosa e che, oltre a mostrare l’Arte di Francesca Woodman (fotografa che ammiro) con spiegazioni ad hoc, porta “oltre”.
    E’ una visione fotografica di vita e di morte, secondo me, che si evince in contemporanea, eterea e fisica allo stesso tempo, un modo di affrontare la fotografia che – personalmente – mi invoglia a sviscerare situazioni e sentimenti con il desiderio di esprimere me stessa, fotograficamente, in modo sempre più consapevole.
    Colgo l’occasione per ringraziare tutti, proprio tutti quanti seguono queste pagine (malgrado il mio lungo silenzio nei commenti, non certo per disinteresse, ma purtroppo per un anno particolarmente complicato). Un grazie particolare lo dedico al direttore Silvano Bicocchi ed a Massimo per averci donato cultura e il loro tempo, davvero preziosi.
    Buone feste!
    Jeannette

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