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Post n° 9 – La quotidianità

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Post n° 9 – La quotidianità

Giorgio Giuliani. Corso Mazzini (AN)

La quotidianità

Il sentimento d’evasione dalla quotidianità è una forte necessità anche per l’uomo dei nostri tempi. La fotografia fin dai suoi primordi è sempre stata una buona compagna di gioco per staccare dalla routine. Questa sua efficacia è da attribuirsi alla capacità che essa ha di assicurare una gratificante libertà espressiva.

Evasione è sinonimo di allontanamento dal quotidiano, come si può fare viaggiando, ed ecco che la passione fotografica ci accompagna con complicità in ogni angolo della terra.

E’ attraente fotografare le realtà di paesi lontani dove la nostra mente prova una libertà sconosciuta nella vita di ogni giorno, e i soggetti sono quelli mitici del fotoreportage. Può essere già una bella soddisfazione scattare una foto simile a quella di un grande fotografo.

Ma così facendo la vita di ogni giorno ci scivola sulla pelle senza lasciarvi traccia e restiamo sospesi in una perenne attesa della prossima partenza; così, viviamo distratti la nostra quotidianità.

La fotografia ci può aiutare a tornare con la mente ed il cuore a casa, dentro al nostro quotidiano. Ad esempio se evasione diventasse sinonimo di spaesamento nell’ambito della quotidianità, potremmo avere delle gran belle sorprese. Lo sforzo di spaesarsi consiste nel guardare il proprio ambiente domestico come se fosse la prima volta; è sostanzialmente il risveglio del vedere.

L’occhio vede solo ciò che conosce!”; paradossalmente ora dobbiamo imparare a vedere ciò che pensiamo di conoscere. Nel fotografare il quotidiano sentiremo mutare in noi il rapporto che abbiamo con esso, perché il nostro sguardo, nell’intento di rappresentarlo, da passivo diventerà attivo cercando relazioni espressive tra gli elementi portatori di senso presenti in quella realtà.

Dalle prime foto saremo sorpresi di come troveremo interessante il nostro mondo, e inizierà un percorso di continua scoperta di significati a noi stranamente ignoti. Anche il nostro stile cambierà, perché la confidenza che avremo col soggetto vorrà andare oltre al solo formalismo: vorremo comunicare la vivacità, il calore, gli odori del nostro amato e sconosciuto angolo di mondo.

Capiremo allora che l’evasione dal quotidiano è uno stato mentale da conquistare, non necessariamente una fuga da esso. Il nostro sguardo fotografico, verso la quotidianità, diventerà quello che è consapevole che in ogni soggetto c’è un’aura da scoprire.

Non è un caso se la fotografia internazionale contemporanea orienta tante ricerche verso la quotidianità domestica.

Silvano Bicocchi

  1. Roberto Biggio dice:

    Silvano è verissimo che l’ occho vede ciò che conosce, però quando noi gli mettiamo davanti la macchina fotografica tende a distrarsi per delle variabili anche inconsce, solo la concentrazione e lo studio preliminare riescono a mantenerlo sui soggetti da approfondire e fermare con lo scatto e “risvegliare il vedere” (bellissima definizione).

  2. Marisa Caniato dice:

    Come dire…le cose semplici sono sempre le migliori……abbiamo tanto attorno a noi e non lo vediamo…o non lo vogliamo vedere….forse dobbiamo reimparare a gurdarci attorno anzichè sognare l’esotico….

  3. iolanda Maccarrone dice:

    In poche parole . guarare cose nuove con gli
    occhi di sempre oppure guardare le cose di
    sempre con occhi nuovi?
    La risposta potebbe essere ovvia ,i risulteti meno. richiedono esercizio concentrazione e tanto sentimento
    Grazie Silvano sei il solito GRANDE
    UN GRANDE AMICO CHE SA COME AIUTARE TUTTI. IOLANDA

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