Post n° 47- Dopo lo scatto: il segno!
Aldo Montemarani, Marche una giornata particolare (2008)
Dopo lo scatto: il segno!
Se il fotografo scatta immagini per sé il problema della comunicazione si riduce ai minimi termini: guardare le proprie foto é come guardarsi allo specchio. Se fotografa in famiglia dovrà confrontarsi con i parenti i quali saranno sensibili agli affetti ponendo in secondo piano gli aspetti fotografici.
Nei due precedenti casi siamo nella fotografia privata, quando invece scattiamo una fotografia pubblica, cioè realizzata per comunicare apertamente, nasce il problema di realizzare un’immagine che parli attraverso dei segni comprensibili dalla comunità.
Realizzare il segno fotografico è porre in relazione nel significante, cioè nell’immagine, i segni naturali e i segni artificiali presenti nella realtà. I segni artificiali hanno il significato definito per convenzione, sono un codice e pertanto l’interpretazione soggettiva non esiste; esempio: i segnali stradali, le parole. I segni naturali hanno invece il significato dedotto dalla comune esperienza, pertanto essi comunicano per condivisione della conoscenza di una specifica esperienza esistenziale; esempio: il fumo indica il fuoco, il sorriso la felicità, il pianto il dolore, ecc….
E’ immediato comprendere che i segni naturali sono infiniti e il loro significato è aperto alla cultura e alla soggettività. Pensate alle possibili infinite situazioni ambientali ed emozionali, o a quanti segni naturali possono essere espressi solo dalla fisionomia di un volto. Questa mancanza di codice spiega perché una stessa immagine trova chi la comprende e chi no!
Realizzare il segno fotografico non può ridursi al freddo assemblaggio dei segni portatori di senso verso il significato desiderato, perché non funzionerà nella comunicazione. La fotografia, per parlare, proprio per la sua natura affine alla realtà, deve essere come quest’ultima: contemporaneamente rivelatrice e misteriosa. Una volta determinati i segni portatori di senso il fotografo deve lasciarsi condurre dal proprio sentire, conscio o inconscio, verso la realizzazione di quell’immagine che lo attrae anche se in quell’attimo non capisce perchè. L’occhio vede solo ciò che conosce ma l’intuizione riconosce il mistero.
Allo scatto il segno deve sedurci, per riuscire poi a sedurre chi lo guarderà. Il suo senso più profondo sarà proprio in questa sua misteriosa capacità di seduzione perché l’immagine dice più di quel che mostra.
Silvano Bicocchi