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Post n° 34 – La post-produzione (III° parte)

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Post n° 34 – La post-produzione (III° parte)

Immagini del Gusto – 2008 – Mario Spalla

La post-produzione.
(terza parte)

E’ misterioso il legame intimo che si crea tra il fotografo e l’immagine che ha scattato, se poi egli realizza anche la post-produzione  la paternità che prova verso di essa è totale, sia che sia bella o no. Sentiamo le nostre fotografie parte di noi, segno del nostro intimo. E’ un sentimento tanto forte che ci fa ritenere una violazione l’essere imitati, e se invece ci capita d’imitare non riconosciamo più nostra quell’immagine.

Quando dopo lo scatto siamo alle prese con la foto, l’immaginazione vuole ancora fare. Allo scatto potremmo aver raccolto più di quanto cercato, o anche meno; in ogni caso è con quello che ci dobbiamo misurare. Non dobbiamo mai dimenticare che l’atto fotografico è un mezzo d’indagine, il quale può rivelare aspetti del nostro soggetto che ci erano sconosciuti prima di ritrarlo.

Ognuno ha il suo modo di procedere nel processo creativo. Io stendo le stampe di prova per casa, in modo che si accenda tra noi un dialogo inconscio. Dopo un po’ di tempo, a volte anche uno o due mesi, il mio sguardo su di loro cambia: a volte si spegne perché non hanno altro da dirmi, a volte sia accende perché non le avevo capite prima, altre volte continuano ad attrarmi ed è questa per me la prova della loro icasticità, ovvero la capacità di rappresentare.

Dicevo alcuni Post fa: “vorrei scriverti una fotografia”. Quando siamo in post-produzione ci troviamo proprio nella condizione simile allo scrivere, ma, salvo che non facciamo dei fotogrammi Off Camera in camera oscura, non abbiamo il foglio bianco su cui comporre i nostri messaggi ma l’immagine primaria sulla quale dobbiamo “completare la scrittura”.

L’intervento di post-produzione, sia che resti a livello della connotazione o che sconvolga la denotazione, approda a due  risultati: il fantasioso o il creativo. E’ fantasioso quando il risultato dell’intervento non va oltre all’effetto grafico, mentre è creativo quando è rivelatore.

Il fantasioso resta un corpo estraneo ai significati dell’immagine: quando è applicato a un significato debole appare come una stampella, quando invece interagisce con un significato forte genera un’immagine artificiosa che disorienta la comprensione del significato stesso.

L’intervento creativo si intreccia profondamente con i segni raccolti nello scatto fino a comunicare quei significati profondi, quelli propri della coerenza e l’organicità, che orientano chiaramente la lettura del significato della fotografia.

Se uso filtri, prendo quelli in cui sono io a decidere il grado di trasformazione, perché altrimenti soffro di un eccesso d’intrusione del mezzo che mi priva della mia calligrafia.

Silvano Bicocchi

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