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Giuliana Traverso – Il gesto discreto – di Orietta Bay

Giuliana Traverso
“Il Gesto discreto” 1998

 

Giuliana Traverso ha spesso dichiarato che il “ritratto”, per Lei, è essenza della fotografia, già che “ri-tratto” si può intendere come “tirar fuori” “trarre nuovamente”, essere capaci di trovare il centro d’interesse di una realtà o persona per porgerla, raccontarla, spesso, scoprirla nuova, con la fotografia.

In questo lavoro, dal titolo enigmatico, ci troviamo però di fronte al ritratto in senso stretto, siamo in presenza delle fotografie di 56 personaggi che hanno avuto, ed alcuni hanno ancor oggi, ruoli importanti nella storia sociale e artistico culturale di Genova, ma anche italiana e internazionale; i cui nomi ci riportano ad avvenimenti ed opere importanti.

Giuliana Traverso, nel suo percorso artistico ha, già dagli esordi, privilegiato il racconto fotografico e agendo da fotografa-regista-sceneggiatrice ha voluto, in ogni lavoro, proporci un’idea, un nodo di pensiero da dipanare e portare avanti descrivendolo, per spiegarlo, nello scorrere dei fotogrammi e conseguentemente delle stampe.

Anche questa volta non cambia rotta, con forza trova e sceglie un modo per procedere dal primo all’ultimo scatto con lo stesso rimando stilistico espressivo e concettuale, pur nella diversificazione del “Gesto” e del Fotografato.

Lo fa creando un vero e proprio set fotografico, dove si svolge tutta la rappresentazione.

Nell’immaginario palcoscenico è presente solo una grande poltrona nera, sulla quale fa accomodare il personaggio. Anche lo sfondo è nero; deve essere protagonista solo l’uomo.

Decisa la giusta illuminazione per creare un’atmosfera intensa ed intima, come si conviene ad un momento di avvicinamento del sentire, di aggancio all’altro, parte “il percorso alla conquista” della confidenza e complicità tra fotografo e fotografato.

Il punto di arrivo è la ricerca del momento magico, quando cadute le barriere si crea la comunicazione e partono un flusso di emozioni e pensieri dall’uno verso l’altro che creano, nello scambio, il presupposto alla realizzazione del “ritratto”.

Ma la Traverso è autrice imprevedibile, sempre in cerca di agganci per stupirci e accrescere la curiosità del vedere. E’ autrice dinamica e originale, sempre un passo un poco prima, un poco avanti.

Questa volta si supera, perchè lo stupore non è solo nostro, quello degli spettatori, ma anche e in modo vario, ma funzionale all’intento della fotografa, quello dei fotografati.

Perché nel momento decisivo, quello dello scatto “buono” quando si è creato il giusto equilibrio, Lei, Giuliana, prima di farlo chiede a chi le sta di fronte, di urlare un “NO”, e di farlo come fosse risposta perentoria ad una domanda ricevuta e non gradita.

E da quella richiesta, che lascia stupito, impacciato, incredulo colui che è seduto in quella comoda poltrona, ormai sicuro di aver regalato alla fotografa il meglio per il suo ritratto, quasi un poco seccato, perché convinto di non aver mai usato quella parola in senso di comando, ma, preso alla sprovvista lo urla, scaturisce un lavoro unico, imprevedibile che ci restituisce una serie di “ritratti” insoliti, fortemente interessanti, significativi.

Solo vedendoli e studiandoli attentamente ci si rende conto dell’importanza di questo lavoro nato dalla voglia dell’autrice di spiegarci con le fotografie cosa lei intende per “ritratto”.

Certo la giusta inquadratura, la composizione che rispetta le regole della visione armonica, la luce studiata in modo attento e funzionale alla resa tonale di un bianco e nero carico di contrasto sono importanti, ma restano solo il supporto, il mezzo per arrivare dove l’autrice vuole.

Il fulcro è l’idea, la richiesta insolita, inaspettata, improvvisa che ha saputo creare la tensione adatta a strappare anche la più invisibile barriera che ancora si frapponeva fra l’uomo e il personaggio che era presente, fra l’uomo vero e il ruolo importante che la società gli aveva assegnato. In ogni nostro modo espressivo siamo unici, ma solo se ci spogliamo dei ruoli conquistati siamo veramente noi stessi.

Questa è stata la ricerca e la forza di Giuliana Traverso presentarci 56 grandi uomini e insegnarci che non ci dobbiamo mai stancare di progettare e avventurare in nuove sfide.

Il Grande Fotografo è uno “scopritore”, uno “in cerca”, uno che vuole sempre stupire e stupirsi. Così è Giuliana Traverso.

Orietta Bay

 
 

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4 commenti

  1. L’opera “Il gesto discreto” di Giuliana Traverso è animata da un’idea concettuale. E’ sicuramente geniale mostrare le diverse personalità genovesi facendo pronunciare loro il “No”. Ponendo a confronto l’espressione di una medesima condizione psicologica, esce la personalità dell’uomo interiore. Ben ha fatto Orietta Bay nel suo testo critico a porre l’accento sul processo creativo. Quante opere contemporanee nascono con questa modalità fiction, in cui viene provocata di proposito la reazione spontanea a uno stimolo artificioso ben progettato. Anche con quest’opera del 1998 la Traverso si distingue per l’energia innovatrice del proprio linguaggio fotografico.
    p.s. Vi ricordo che non vengono pubblicati i commenti anonimi.

  2. Grandissima Giuliana Traverso. Solo lei con la sua capacità di leggere negli occhi della gente poteva fare ritratti così. Ho pensato tante volte a quel che poteva succedere durante la ripresa.
    Credo forte empatia col fotografato , non aggredito dallo scatto ma protagonista e collaboratore.
    Penso che questi personaggi così importanti per pochi istanti si sentissero liberi e i loro ritratti ci fanno credere che loro siano proprio così , quella sintesi che la Traverso è riuscita a farne.
    Questo è ciò che ho sempre pensato sentendo e leggendo Orietta Bay che ha vissuto con grande emozione quei momenti in prima linea.

  3. Interessantissimo questo lavoro e come ha ben detto il Direttore, ” questi ritratti sono proprio l’essenza della fotografia.. .. la Travesio si distingue per l’energia innovatrice del proprio linguaggio fotografico” Complimenti a Giuliana Travesio per questo splendido lavoro fatto ben 15 anni fa!

  4. Strano che in tutti i ri-tratti qui messi non c’è una donna. Chissà la Boldrini dalllo scranno più alto camerale si incazzerà pure su questo, dopo Battiato che ne ha da vendere, vai a sapere.
    Traverso, nomen omen, sa molto bene come si conduce il gioco degli specchi. In panno nero, la luce Remebrand e poi le mani. Il gesto supremo, sembrano dei rimandi alla “Scuola di Atene” e sublime del Potere: ora ad ammansire, ora a sentenziare, ordinare, irregimentare tacitando e zittendo. E la Traverso lo fa con ampio ricorso a “gesture” codificate dai Frammasoni. Come quella copertina, indice, volto alto eppure ruotato a destra indica una direzione. Senza possibilità di appello. S’immagina.
    Il ri-tratto non è mai, qui ancor più, un fatto neutro è un imposizione di modello. Predatorio quella mirabiliante idea da Nuovo Ordine Mondiale, cui qui la Trvaverso da corpo e sostanza e segno. Il resto è ciance di chi è o ci fa. Non a caso tutto quello sin qui detto è mediato dalla Fotografia. Immagine, costruzione e teatro della memoria, non a caso.

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