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Le figure retoriche – di Enrico Maddalena, I° parte

Le figure retoriche – di Enrico Maddalena, prima parte

Le figure retoriche nella lingua e nella fotografia: un parallelo possibile.

In origine la fotografia era vista come puro mezzo meccanico in grado di produrre una impronta della realtà, una sua fotocopia. Sappiamo bene invece che la fotografia è un segno che può veicolare significati che vanno oltre il referente. Con la fotografia si possono comunicare concetti, idee, emozioni. Con la fotografia si può raccontare e si può fare della poesia. Non per nulla si parla di “linguaggio“ fotografico. Ma è possibile fare un parallelo con il linguaggio per antonomasia, quello della lingua scritta? Direi proprio di sì. Poiché il campo è assai vasto, ci limiteremo alle figure retoriche.

La retorica è l’arte di parlar bene ed il suo scopo è la persuasione, l’induzione cioè di un assenso psicologico. Si indica col termine figura retorica qualsiasi artificio nel discorso volto a creare un particolare effetto. Le figure retoriche sono davvero molte. Noi ci limiteremo solo ad alcune, dandone la definizione e mostrandone un esempio verbale, tratto dalla letteratura, ed uno fotografico.
Andiamo ad iniziare (ove non diversamente specificato, le foto sono mie):

1. Ripetizione
È una figura retorica che produce una successione di elementi uguali o solo leggermente variati nella forma, nella funzione sintattica o nel senso.
Esempio:
“Come ti sei permesso? Come hai potuto?”
“Come ti chiami? Qual è il tuo nome?”
 

1-1 “Ripetizione in una parata militare”

1-2“La fila”
2. Paradosso
(dal greco para “contro” e doxa “opionione”). È una figura retorica che consiste in un’affermazione che appare contraria al buon senso, ma che in realtà si dimostra valida a un’attenta analisi. In letteratura, un’opera che presenti situazioni assurde e incredibili.
Esempio:
“Un silenzio assordante”

2-1 “Un mezzo bicchiere di coca cola”

2-2 “prigioniero”

2-3“Forbici assurde”

2-4“Autoscatto”
3. Paronomasia
Accostamento di parole che hanno suono simile ma significato diverso usate con l’intento di ottenere particolari effetti fonici.
Esempio:
“Amore amaro”.
“…perchè fuor negletti li nostri voti, e voti in alcun canto…”(Dante, Paradiso, canto III, vv.56/57)
3-1 La prima a sinistra è la foto originale, la seconda l’ho costruita unendo la metà sinistra del volto alla sua immagine speculare, la terza facendo la stessa cosa con la metà destra.
3-2(Stessa donna ma immagini diverse – Kulman Vàrhèlyl)

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4 commenti

  1. E’ curioso come gli interessi culturali siano contaminanti!
    Sono stato molto contento di ricevere questo saggio di Enrico Maddalena rivolto ad alcune figure retoriche.
    Io ho iniziato al PhotoHapening_ Simposio dell’anno scorso a presentare le figure retoriche e poi ho continuato quest’anno presentandone delle altre.
    Questo per dire che è un argomento di grande importanza e che interessa.
    Purtroppo il mio tempo non mi ha consentito di esporre scritto quello che ho espresso verbalmente, sono grato all’amico Enrico che senza chiederlo ha preparato un buon materiale didattico.
    La conoscenza delle figure retoriche vi permetterà di comprendere la struttura della grammatica iconica che forma l’immagine.
    Enrico vi fornisce la definizione di ogni figura retorica ma la comprensione non può che essere raggiunta nell’esercizio che ognuno deve compiere per proprio conto in fase di lettura dell’immagine (ed è la più immediata) o in fase di ripresa fotografica.
    La conoscenza delle figure retoriche è un passo decisivo per far maturare la lettura soggettiva con elementi strutturali che orientano alla lettura critica del significato.

  2. Ancora una volta grazie ad Enrico Maddalena per la sua capacità di divulgazione veramente preziosa. I suoi interventi sono sempre molto competenti, perchè oggigiorno la cultura non è mai abbastanza.

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