STORIE, Raoul Iacometti – Autore dell’anno FIAF 2015, I° parte

STORIE, Raoul Iacometti – Autore dell’anno FIAF 2015, I° parte

 
 

Storie in una fotografia.

Laboratorio di Critica fotografica del Dipartimento Cultura FIAF, formato da Orietta Bay, Isabella Tholozan e coordinato da Silvano Bicocchi.

Essendo il nostro un ambiente che nasce da appassionati fotografi, è stato naturale attribuire alla FIAF il primato nella produzione di immagini, mentre l’altro versante storico e critico ha avuto un percorso più lento per la complessità culturale che l’esercizio di lettura dell’immagine impone. Questa vocazione, a perfezionare con una capacità di studio di critica fotografica le attività della FIAF, trova una sua prima evidenza nel 1993 con la pubblicazione di “Leggere fotografia”, edito durante la Presidenza di Giorgio Tani, un libro che ha indotto nelle giovani generazioni di allora il desiderio di studiare le immagini fotografiche oltre che realizzarle.

Silvano Bicocchi
Direttore del Dipartimento Cultura FIAF

 
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Il Vissuto – di Orietta Bay

Raoul Iacometti nasce a Milano nel 1961. Il periodo storico della sua giovinezza è caratterizzato da un profondo rinnovamento politico, sociale e culturale che porterà verso un mutamento antropologico. Un’evoluzione che proseguendo negli anni ’80, aiutata dal progresso tecnologico e dalla proliferazione dei nuovi mezzi di comunicazione, contribuirà all’affermazione di un nuovo tipo di uomo. La velocità, la voglia di realizzare tutto e subito è nota significativa di questa generazione dove l’impatto visivo diviene essenziale. Il mondo della comunicazione continuando la sua inarrestabile evoluzione trasforma usi e modi di vita. La realtà virtuale si confonde e a volte supera quella reale. Anche per la fotografia sono anni di cambiamenti profondi e rapidi. Non è più l’oggetto in sé al primo posto nell’opera ma l’idea. La fotografia sganciata dalla sua natura rappresentativa amplia gli orizzonti e diventa evolvendosi, con l’avvento del postmoderno degli anni ottanta, il più variegato linguaggio artistico del nostro tempo. La sua capacità di entrare in contatto con altri settori della creatività le permette di allargare il suo campo d’azione. I fotografi elaborano una strategia dello sguardo che gli consente di esprimersi attraverso un codice interpretativo personale in sintonia con i nuovi fermenti sociali e culturali e l’allargamento dei confini dell’arte verso una dimensione globale. Un ambiente artistico stimolante nel quale Iacometti è andato formando, nella scia della ricerca espressiva che caratterizzerà tutto il nuovo millennio, fino all’oggi, la sua personalità autoriale.

Dopo un periodo intensamente dedicato alla musica intorno agli anni 90 con slancio creativo e in modo sempre più totalizzante si dedica alla fotografia, della quale già a 13 anni aveva apprezzato le potenzialità, e che diviene strumento elettivo della sua espressione. “Fare fotografia” è una passione che lo coinvolge sempre più, consentendogli di intessere un rapporto di comunicazione con la natura e le persone. Sente che il racconto fotografico riesce in modo più pieno a soddisfare le sue esigenze ma anche la singola immagine lo cattura. Lo appaga quella che da sola sa raccontare ed è estetica ed etica insieme. Dopo un periodo di militanza amatoriale entra nel mondo del professionismo mantenendo sempre lo stesso approccio. Ogni lavoro deve partire dalla passione e dalla preparazione.

 
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Il processo creativo – di Isabella Tholozan

Fotografo di professione e musicista appassionato, Raoul Iacometti fonde le due discipline traendo dalla musica la giusta ispirazione.

L’osservazione del processo creativo porta al modo in cui l’autore sviluppa il proprio linguaggio fotografico; curioso, aperto alle sperimentazioni tecniche e tematiche, attinge espressività nella scelta e nell’uso dei diversi mezzi tecnici (analogico, digitale, IPhone), senza mai perdere di vista il “pensiero”, che deve, prima di tutto, caratterizzare e identificare l’opera, laddove quello che vale è sempre il contenuto, perché il mezzo ha il solo scopo di semplificare e accrescere le possibilità espressive.

Ecco quindi che l’autore predilige l’uso analogico e dell’IPhone allo scopo di appagare l’esigenza d’introspezione e lentezza, verso una personale relazione empatica con il soggetto, mentre considera il digitale reflex più adatto allo scatto veloce e d’istinto, dove il pensiero richiede rapidità.

 
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*Ci scusiamo per la scarsa qualità delle immagini riprodotte dal libro con mezzi non adeguati a riprodurle perfettamente.
 
 

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