ArchivioDai tavoli di portfolio

Il giorno del lutto – di Amoruso Pasquale

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Il Triduo Pasquale in puglia ha il giorno più struggente e nero nella piccola città di Canosa.
Circa 440 donne vestite di nero e dirette ininterrottamente da oltre 50 anni dal Maestro Mimmo Masotina e dal figlio Ezio, cantano lo straziante Inno della Desolata per le strade del borgo.
Il paesino affonda in un torpore generale, persino i fotografi sembrano assorti da quel de profundis cantato a squarciagola e che traspare dai veli.
Il lutto è nero profondo e velato e i movimenti le gesta e le trasparenze, fanno sprofondare nella malinconia assoluta.
Amoruso Pasquale.
 
 

IL GIORNO DEL LUTTO

di Pasquale Amoruso

 
 

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10 commenti

  1. “Il giorno del lutto”, di Pasquale Amoruso, è un’opera animata da un’idea narrativa tematica per l’interpretazione soggettiva di una celebrazione religiosa.
    Lo stile narrativo è orientato al simbolico per la estrema assenza di elementi casuali che avrebbero un effetto distraente verso il senso che invece esce con voce ferma e forte.
    Se il tema è la celebrazione religiosa, la poetica dell’autore si spinge a porre in relazione la tradizione e la modernità nel contesto di un sentimento religioso interpretato da donne di oggi.
    Il linguaggio del simbolo è potente perché conosciuto il significato l’immagine lo rappresenta caricandolo di contenuti che dalla posa della donna velata, penetrano nel mondo dei sentimenti femminili attraverso il biancore delle mani, l’espressione dei volti e la relazione del dramma del singolo con l’impressionante apparato della collettività.
    Il porre in contrasto l’archetipo delle donne velate, tutte ordinatamente schierate, e la modernità del uomo nella prima foto, e la donna nella penultima, apre una visione antropologica sulla cultura delle popolazioni del sud d’Italia. Ritengo che il sentimento d’appartenenza al popolo meridionale sia necessario per comprendere tutti i forti messaggi dell’opera.
    Complimenti a Pasquale Amoruso per il denso pensiero che è riuscito a comunicare con il suo portfolio.

  2. E’difficile fotografare gli eventi religiosi del nostro Sud,evitando il folcloristico o i bozzetti stereotipati. Questo lavoro, a mio modesto avviso, si distingue per l’ originalità del racconto, a tratti narrativo, a tratti sornionamente e delicatamente umoristico. Giocando con il bianco e nero con vera maestria

    1. Giulio hai perfettamente inteso il lavoro e le modalità di ripresa adoperate per non cadere negli stereotipi.

  3. Grazie @Silvano per l’ottima analisi, un commento che arricchisce il mio lavoro. Grazie Omero ,Giulio e Lorenzo per i vostri commenti commenti .

  4. Tecnicamente uno svolgimento in stile cinematografico: ecco quindi le riprese ravvicinate sui volti velati, destinate a mostrarci il senso melodrammatico del funesto evento.
    Il tutto però senza trascinarci sotto un’insana coltre depressiva, ma solo per porgerla a noi spettatori che assistiamo a questa opera senza tempo, che pur svolgendosi in epoca odierna, ha tutto il sapore dell’antichità dei gesti e dei costumi di cui è intriso il Sud.
    Riti costanti mirati a trattenere la memoria della persona scomparsa che diventano lo strumento per rafforzare la memoria di un popolo.

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