ArchivioDai tavoli di portfolio

Conosci te stesso di Giovanna La Montanara

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“Non puoi gestirlo”, mi dicevano, “sei troppo piccola; “se ti impegni puoi fare tutto”, aggiungevano.
Ma dunque, chi sono io, cosa sono?
Mi hanno definita, per loro sono una ragazza calma, una ragazza felice… e se invece non lo fossi?
Sono introversa, sì, perché non mi hanno mai dato la possibilità di esprimermi; ho problemi di autostima, certo, perché ho passato la vita a chiedermi se fossi io a piacere alle persone o se fosse colei che decidevano io fossi.
Posso essere chi vuoi, posso fingere di essere felice, poso fingere di sorridere, potrò fingere anche di stare bene, sono brava in questo…
Non potrò mai far sapere chi sono, perché qualcuno mi tappa la bocca; nessuno vedrà mai ciò che provo veramente perché i miei occhi sono coperti da strati di menzogne.
Dentro di me urlo, piango e mi rassegno, nessuno può sentirmi. Sento la vera me rilassarsi, la mia testa svuotarsi; continuerò a essere la persona che tutti credono che sia.
Sono calma, esternamente ma l’unica cosa a cui penso è a liberarmi da questa gabbia infernale e urlo, urlo e nessuno mi sente ma io urlo.
Ciò che nessuno sa è che dentro non mi arrenderò mai.
 
 

Conosci te stesso (Γνῶθι σεαυτόν)

 
 

 
Giovanna La Montanara (Bio)
Ho 18 anni appena compiuti, frequento il quinto anno di Liceo Classico a Casalmaggiore in provincia di Cremona. L’approccio con la fotografia è stato abbastanza graduale da bambina mi davano la macchina fotografica, una compattina, perché fotografassi gli eventi ai quali intervenivo e da un paio di anni, da quando mio padre, un informatico pentito, è ritornato alla fotografia, sua antica passione, ho iniziato a fotografare “seriamente” cercando di documentare le idee che mi venivano alla mente.
L’approccio al portfolio, genere e modalità che adesso mi appassiona, avvenuto grazie ad un festival fotografico al quale ho partecipato come spettatrice. Ho raccolto quindi le mie foto e ho realizzato il mio portfolio “Solchi di vita” e subito dopo ho iniziato a chiudere il secondo, “Conosci te stesso”, portfolio dedicato a tutte le persone, adolescenti e post adolescenti che non riescono a esprimere pienamente ciò che hanno dentro e vuole motrare il dolore e la fatica che comporta il tentativo di espressione.

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7 commenti

  1. Fa piacere notare un volto nuovo e molto giovane affacciarsi alla fotografia e in questà Agorà.
    Giovanna si è imposta nella categoria: “Tema libero sezione giovani” al recente Carpi Foto Fest Focus Giovani proprio con questo portfolio.
    L’argomento che ha scelto di trattare mette in luce la naturale difficoltà dei giovani di crearsi un’identità attraverso la ricerca della conoscenza di se.
    Il fatto di mettere essa stessa in gioco con questa serie di autoritratti fa correre all’autrice il rischio di diventare protagonista di un’opera autobiografica; il dubbio viene dissipato da una lucida progettualità e dalla presentazione del lavoro che rivelano una maturità espressiva sorprendente.
    Complimenti a Giovanna per questo ottimo esordio.

  2. Una volta con l’analogico si scattavano esposizioni multiple e dopo la seconda, dalla terza in poi era davvero difficile ottenere immagini efficaci nel trasmettere un senso.
    Probabilmente le immagini di “Conosci te stesso” nascono in post produzione, così il processo diventa analogo a quello pittorico, per quanto riguarda le proporzioni e l’intreccio delle forme.
    Parlo della tecnica perché è un aspetto importante del processo creativo che concorre a definire il senso di queste complesse immagini.
    Il tema è quello delicato della giovinezza vissuta nel pieno mutamento interiore che accompagna quello sensibile del corpo.
    Complimenti a Giovanna La Montanara per l’ideazione del progetto e la sua eccellente realizzazione che riesce a risvegliare nel lettore l’emozione del comprendere la complessità della metamorfosi che porta una persona verso a una più consapevole bella giovinezza.

  3. Francis Bacon autoritratti, quadri fatti negli anni sessanta, visti da me alla fine degli ottanta, veramente innovativi e di forte presa emotiva. A partire dal duemilaquindici o giù di lì, tanti selfie, tanti portrait, tanti body tutti al femminile. Corpi, pelouche, facce, bambole fatte a pezzi. Dolore e stridore, sovrapposizioni e sottostime, autocompassione e autoscatto. Tanti e forse troppi di cui non serbo ricordi ma solo rimandi, a lui che per primo li ha fatti a pezzi.

  4. Vorrei tentare un “di più” così non guardo alla fotografia (le esposizioni multiple) ma guardo alla scultura.
    Materia, la materia del corpo e quella delle emozioni. Dei sentimenti adolescenti. E non penso ai miei figli, all’incirca coetanei dell’autrice, ma penso alla mia, di adolescenza. Con egoismo ma anche perché ogni adolescenza può essere solo la propria. E chi la vive, la vive per sé; possiamo insegnare tante cose ma non a districarsi tra i fantasmi di quell’età. Necessariamente allora (atto d’amore, quindi, non più egoismo) ricordo le mie grida, le mie braccia isteriche attorno al corpo che cambia(va), e il mondo intorno che non ci corrisponde(va) mai e avremmo voluto/vorremmo ribaltarlo tutto, tutto quanto. Ogni pezzo.
    Materia, quindi e ancora: vedo la luce fotografica carezzare questo marmo che è la vita di ciascuno, vedo forme e le vedo tridimensionali, quasi riesco a girarci attorno. Ed eccola la statua, poterla mettere al centro di quell’oscurità. Ne salta fuori. Finisco sorprendendomi moltissimo della maturità espressiva dell’autrice. Magari averne altrettanta, di adolescenza! Complimenti col cuore.

  5. Conosco il tuo maestro. Ho visto le foto stupende che fa. Con i suoi insegnamenti arriverai lontano. In bocca al lupo!
    Anche per la FISICA!!!

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