Conosciamo la FIAF

Ambiente Clima Futuro_ progetto tematico nazionale 2020_2021 – FIAF

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Eugene Smith, Lago di Minamata – effetti dell’inquinamento da mercurio. (1975)
 
 

Ambiente Clima Futuro

Le ragioni di una scelta tematica nazionale.

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Spesso il lancio a livello nazionale di un progetto tematico presenta la difficoltà di farlo sentire ai fotografi nella sua potenzialità.
Questo nuovo tema, che osservando l’ambiente riflette sul clima e immagina il futuro, non presenta la difficoltà di essere sentito; anzi… è lui che si è imposto perché tutti siamo toccati dal grande complesso di questioni che presenta. Per questo non si poteva scegliere altro argomento, perché quando il sentire collettivo è orientato sull’ambiente fino all’angoscia, il lanciare un altro tema avrebbe avuto un’accoglienza fredda; come se davanti a “la nostra casa è in fiamme” (Greta Thumberg)… venisse chiesto di parlare d’altro.

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Per la mia generazione (sono nato nel 1949) questo tema non è insorto adesso. Noi siamo nati in un’Italia prevalentemente agricola, con un’economia domestica che non produceva rifiuti; allora nel mio paese, sito vicino a Modena, c’era uno spazzino che manteneva pulite le strade e nelle case il poco pattume prodotto finiva nell’unica stufa che scaldava una casa fredda. Non c’erano automobili e si poteva stare in mezzo a una strada provinciale per oltre mezz’ora senza che passasse un automezzo. In paese le macchine si contavano sulle dita delle mani. C’erano prati dal profumo intenso di erba medica, campi di canna da zucchero per alimentare gli animali da latte nelle stalle, nei canali e nei fossi l’acqua scorreva limpida, dal sapore dolce, che alimentava una ricca flora e fauna. I nostri fiumi erano il nostro mare, e d’estate si andava collettivamente a fare il bagno e prendere il sole; l’acqua era pulita e profumata. Un paradiso? Sì, se visto da oggi, era un paradiso!

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Franco Vaccari. (foto del 1955_1965)
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Con il boom economico degli anni ’60 inizia la motorizzazione anche delle famiglie, e l’avvio del consumismo alimentato dalla televisione. Gli allevamenti intesivi degli animali hanno iniziato a inquinare i canali e i fossi, le industrie a scaricare inquinanti nei canali e i fiumi. Allora nacquero le “Lega ambiente” e le manifestazioni solitarie di persone che contestavano pubblicamente questa amministrazione che deturpava l’ambiente. L’isolamento sociale in cui vivevano queste persone con “il pallino dell’ambiente” era davvero pesante. Dall’isolamento nasceva la protesta estrema: non posso dimenticare d’aver visto una di queste persone che, in un pomeriggio di sabato, si era incatenato alla ringhiera della scala d’ingresso del palazzo comunale di Modena e poi con un gesto rabbioso, a sorpresa, sparse un sacchetto di acqua inquinata da deiezioni animali per le scale,  in modo di provare pubblicamente quel che era diventata l’acqua dei nostri fossi. Anche oggi essere ambientalisti si rischia di essere giudicati dei guasta feste (del consumismo); basta osservare i pro e i contro che si manifestano anche nella nostra società verso chi lotta per l’ambiente così seriamente ferito.

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Come sempre l’inizio di elaborazione del concept di un “tema dato” attraversa una prima fase, quella in cui in ogni fotografo matura il proprio sentire fino al punto da diventare un intimo “tema personale”.
Come avrete notato, per accostarmi al tema, per me è stato inevitabile narrare esperienze personali e collettive della mia terra. Questo perché è lì che mi sono sentito chiamato: l’Ambiente è lo spazio in cui abito, il clima è ciò che accade di naturale a casa mia, il futuro è la responsabilità e l’impegno che vivo nel costruirlo ogni giorno.
Mentre mi racconto sento tutti i limiti tematici di una visione chiusa nel personale, capisco che per me l’inizio dell’ispirazione non poteva essere che questa ma riconosco che debbo anche fare un salto di contenuti, che dal personale mi portino nell’universale. Questo perché è alla dimensione collettiva che andrà rivolta l’opera fotografica che realizzerò.
La fotografia ci aiuta in questo allargamento del sentire e della coscienza. La foto di E. Smith di una maternità ferita, in Giappone, al lago di Minamata è una metafora di una potenza incredibile che dal primo momento che l’ho vista (tanti anni fa) non è più uscita dal mio immaginario. E’ quella maternità che sa esprimersi amorosamente oltre allo strazio del figlio deforme, che mi parla della possibile natura interiore dell’uomo che ha del sovrumano.
 

 
La strutturazione del concept dato dalla Direzione del Progetto Nazionale ha posto in evidenza tre aspetti: Ambiente, Clima, Futuro.
Per iniziare vi consiglio di approfondire ognuno dei questi tre ambiti definendoli secondo il vostro sentire, questo vi aiuterà a centrare tematicamente l’opera che vi apprestare a vivere e produrre. Per ora, per non influenzare, non metto altro che immagini evocative dei tre orientamenti tematici.

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Ambiente

 
 

Clima

 
 

Futuro

 

 
Le immagini vogliono essere una narrazione generica del segmento tematico. Sono i fotografi che daranno loro una specificità legata la territorio ed alla popolazione che vive queste condizioni.
Il coronavirus si è inserito a gamba tesa anche in questo progetto, mi pare che ancora questo nostro mondo ci ha sorpreso e immessi in una nuova storia che può essere declinata molto vicina alle infinite vicende climatiche, se come clima intendiamo gli effetti naturali conseguenti al nostro stile di vita. Sicuramente questa condizione di allerta, o addirittura di malattia che possiamo vivere, alzerà la nostra sensibilità verso questo tema. Come sono passate altre virosi, sicuramente passerà anche questa. Non sappiamo quali altri sacrifici e cambiamenti di programma richiederà per essere debellata.
Con questo post avviamo l’attività dei Laboratori Di Cult che per ora sono i seguenti:

  • LAB Di Cult 074 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Silvia Tampucci,
    • Collaboratori Paolo Bini e Alessio Brondi. (LI, PI, LU)
  • LAB Di Cult 075 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Danilo Baraldi. (Carpi, MO)
  • LAB Di Cult 076 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Monica Benassi. (Boretto, RE)
  • LAB Di Cult 077 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Giancarla Lorenzini. (AN)
  • LAB Di Cult 078 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri. (PG)
  • LAB Di Cult 079 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Marco Fantechi,
    • Collaboratori Antonio Desideri e Lia Mucciarini. (FI)
  • LAB Di Cult 080 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Gigi Montali. (Colorno, PR)
  • LAB Di Cult 081 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Andrea Angelini. (FC)
  • LAB Di Cult 082 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Nadia Cianelli, Vinicio Drappo. (PG)
  • LAB Di Cult 083 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Alma Schianchi. (SP)
  • LAB Di Cult 084 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Paolo Cappellini, Mario Filabozzi. (GR)

–      LAB Di Cult 085 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”

  • Coordinatore: Roberto Pileri. (Terni)
  • LAB Di Cult 086 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Luca Monelli. (San Felice, MO)
  • LAB Di Cult 087 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Antonio La Montanara. (Casalmaggiore (CR))
  • LAB Di Cult 088 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Maurizio Tieghi. (Ferrara)
  • LAB Di Cult 089 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Giovanna Ziveri, Massimo Marazzini. (Parma)
  • LAB Di Cult 090 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Francesca Sciarra, Anna serrato (Napoli)
  • LAB Di Cult 091 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri. (Lazio)
  • LAB Di Cult 092 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Massimo Pascutti. (TO)
  • LAB Di Cult 093 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Orietta Bay, Roberto Montanari. (Sestri Levante, GE)
  • LAB Di Cult 094 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Paolo Tavaroli. (SV)
  • LAB Di Cult 095 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Doretta Gerevini e Marco Brioni. (MN)
  • LAB Di Cult 096 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Tiziana Mastropasqua (Napoli)
  • LAB Di Cult 097 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Giacomo Falcone (Reggio Calabria)
    • Tutor: Vincenzo Antonino
  • LAB Di Cult 098 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Pasquale Amoruso (Manfredonia -Foggia)
  • LAB Di Cult 099 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
  • Coordinatore: Roberto Antelo (Padova)
  • LAB Di Cult 100 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Vincenzo Gerbasi (Crotone)
  • LAB Di Cult 101 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Carlo Cavicchio, Paolo Del Vecchio, Giuseppe Vitale (Milano)
  • LAB Di Cult 102 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Gianni Mantovani (Verona)
  • LAB Di Cult 103 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Anna Tombolato (Busseto – PR)
  • LAB Di Cult 104 FIAF, tematico “L’Ambiente (provv.)”
    • Coordinatore: Walter Turcato (Rho- MI)

 
Sono 31 Laboratori disseminati per 12 Regioni, altri sono in corso di formazione nelle regioni mancanti. Si può richiedere di formare un Laboratorio Di Cult per auotocandidatura scritta come commento a questo post; sarete immediatamente contattati.
Il Ruolo dei Laboratori è quello di essere in appoggio al Progetto Nazionale nella realizzazione dei lavori, costituendo  punti di riferimento territoriale per gli iscritti al progetto (fotografi e Circoli) offrendo consulenza di Tutoraggio nella fase di realizzazione dei lavori. In allegato  trovate il Regolamento dei Laboratori Di Cult.
Su Agorà Di Cult pubblicherò una serie di post proprio per diffondere l’esperienza del Tutoraggio; auspico che sia un momento di condivisione culturale al quale sono chiamati a contribuire tutti i Coordinatori che hanno già fatto esperienza nei precedenti progetti.
Ecco alcuni aspetti organizzativi già pubblicati su FOTOIT di febbraio:
 

 
Come per il recente progetto “L’effimero e l’eterno” ormai alle ultime fasi espositive, spero che i Coordinatori ripetano l’esperienza di pubblicare le loro eleborazioni del concept.
Un cordialissimo saluto
 
Silvano Bicocchi
Direttore del Dipartimento Cultura FIAF
Regolamento dei LAB Di Cult_03.  (pdf scaricabile)
 
 
 
 

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13 commenti

  1. Siamo un popolo ormai globalizzato e condividiamo tutti le stesse problematiche, chi non ha consapevolezza di questa nuova condizione pagherà pegno nel prossimo futuro.
    Oggi più che mai l’insorgere di un virus particolarmente virulento ci trova fragili e insicuri.
    L’ambiente siamo noi. Forse questo potrebbe essere un titolo.
    Doretta Gerevini

  2. Il CLIMA che stiamo vivendo in qualche modo modifica l’AMBIENTE che ci circonda, e ci deve far pensare al FUTURO, il nostro.
    Far parte di questo nostro Laboratorio sarà un modo per esorcizzare tutti gli avvenimenti, e abbracciare idealmente tutti quanti.
    Rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a condividere le prime riflessioni di Silvano, molto sentite, pesanti, e sofferte, anche.
    Ai prossimi post.
    Ciao, Danilo, Grandangolo di Carpi (MO).

  3. Buongiorno a tutti.
    Sono pienamente in accordo con la scelta di questo tema da parte della FIAF poiché sicuramente é giunto il momento di risvegliare le coscienze dal torpore che per anni si é crogiolato nel benessere che ci ha regalato un esagerato sfruttameno delle risorse unito all’indifferenza per l’ambiente.
    Siamo tutti chiamati non solo ad avere piena consapevolezza della realtá, ma anche ad agire e farci tramite del messaggio con la nostra passione e la nostra sensibilità.
    Buon lavoro e buona luce.

  4. Gli avvenimenti di questi ultimi anni hanno dimostrato che il “miracolo economico” è stato un modello fallimentare. Il dio Danaro non si cura delle conseguenze del suo dominio, ma per noi si impone la riflettere che, per ora, la terra è il nostro spazio vitale, è la nostra casa, è il nostro nutrimento, e se la vogliamo lasciare in salute, o almeno non distruggerla, anche per gli uomini che verranno dopo di noi occorre cambiare passo. Molti fotografi hanno affrontato negli anni, e stanno affrontando attualmente, questo tema con grande passione e determinazione; non mancheranno quindi punti di riferimento validi che ci conducano alla rivelazione di quello che ci preme e ci è urgente comunicare. Come sempre lo scambio di idee e dei concept tra i laboratori sono strumento prezioso per arricchirci maggiormente di spunti e riflessioni

  5. In questo momento di sospensione, dedicarsi al tema dell’AMBIENTE servirà ad osservare maggiormente tutto ciò che ci circonda, a dare più peso alle cose importanti ed ai valori. La fotografia sono certa che aiuterà ad affrontare meglio questo momento ed la condivisione dei concept faranno si che i laboratori possano partire, almeno virtualmente, nello spirito che li ha contraddistinti in questi anni.

  6. Grazie Silvano per la tua bellissima presentazione che ci ha portato a rivivere un tempo nel quale si era materialmente più poveri ma umanamente molto ma molto più ricchi.
    Con il benessere, nel tempo, abbiamo perso di vista l’importanza di tanti valori e di ciò che ci circonda.
    Stiamo vivendo un periodo terribile, impensabile. Questo virus, in un attimo, ci riporta alla nostra fragilità umana. Sicuramente un tema nazionale appropriato al momento che stiamo vivendo e che ci porta a fare mille riflessioni.
    Sperando che ancora una volta la fotografia sia un mezzo per raccontare e superare le difficoltà, sarà importante condividere con tutti i Laboratori anche questo tratto di strada così in salita.
    Doretta Gerevini

  7. “Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento”.
    Penso che questa famosa frase attribuita a Charles Darwin possa essere un buon punto di partenza per la nostra indagine su AMBIENTE CLIMA FUTURO. Forse solo ora molte persone, purtroppo ancora non tutte, si stanno rendendo conto come i nostri comportamenti stiano compromettendo l’equilibrio dell’intero nostro pianeta in modo irreversibile. L’unica possibilità di sopravvivenza è essere predisposti ad un cambiamento radicale.
    La situazione mondiale che si è venuta a creare negli ultimi mesi evidenzia la nostra fragilità, ora è una emergenza da virus che tutti auspichiamo di superare al più presto, ma potrebbe essere un cambiamento ambientale causato dallo sfruttamento sconsiderato delle risorse a danneggiare in modo non più riparabile la vita sulla terra.
    Alla richiesta apparsa su Fotoit di febbraio per un titolo da dare al nostro progetto ho proposto “Guardiamo al domani: ambiente, clima, futuro”, perché il nostro sguardo (in questo caso fotografico) non deve mai perdere di vista la strada che abbiamo davanti a noi.

  8. Credo fortemente nel concetto di reciprocità, troppo spesso disatteso.
    Ma credo anche si possa invertire la rotta. Secondo me il titolo potrebbe essere: AIUTA L’AMBIENTE E L’AMBIENTE AIUTERA TE.

  9. Buongiorno signor Silvano Bicocchi,
    mi presento, sono Tomelleri Giuseppe, fotoamatore Fiaf di lungo corso già dagli inizi degli anni ’70, finora non ci siamo mai incontrati.
    Le scrivo in merito al progetto Ambiente ed alle sue affermazioni che lo illustrano e che come Direttore del Dipartimento cultura impegnano la Fiaf,
    per questo copia della presente viene inviata al Presidente.
    Già la scelta di un tema così complesso e divisivo come ambiente e mutamenti climatici, di gran moda fino a poco tempo fa prima di essere oscurato dalla drammatica infezione del coronavirus, mi sembra un azzardo, citare espressamente gli slogan messi in bocca alla Greta Thumberg (“la nostra casa è in fiamme … “ ) come fosse il nuovo Vangelo significa iscrivere la federazione al movimento ambientalista più estremo, da oggi la Fiaf è iscritta al partito della Greta.
    Non si è sempre detto che la Fiaf è apolitica?
    Mitizzare i bei tempi andati, come fa lei, mi sembra un esercizio romantico legato al rimpianto della nostra gioventù che se n’è andata, ma se si vanno a consultare i dati Istat riguardo al tasso della mortalità infantile, della disoccupazione, del reddito pro-capite, dell’aspettativa di vita di quegli anni e di quel territorio emerge una situazione non proprio idilliaca.
    Mi limiterò a dire che questo citato passato paradisiaco per le popolazioni dell’est padano rurale era fatto di miseria, di malattie e di emigrazione, e di domeniche passate sull’argine dei fiumi non avendo mezzi e risorse per raggiungere il mare.
    A chiarire meglio i concetti arriva ora Giancarla Lorenzini, che nel Concept 1 sentenzia che “ il miracolo economico è stato un modello fallimentare”, e che “occorre cambiare passo” , eppure anche lei sarà cresciuta utilizzando questo modello e soprattutto non dice con quale altro modello è necessario sostituirlo. D’accordo la Fiaf con questi comizi politici?
    Ora l’infezione presenta il suo conto spietato, fatto di numeri tutti con il segno meno e gli slogan non cambieranno la realtà, ci accorgeremo presto sulla nostra pelle cosa significhi chiudere fabbriche e negozi, la sospirata decrescita felice, lo stop forzoso al tanto detestato consumismo, e sarà rovina sociale per molti anni.
    Però si respira aria più pulita, in casa s’intende, non potendo uscire.
    Partendo da questi pre-concetti ideologici che dettano il tema ma obbligano anche allo svolgimento mi aspetto un libro catastrofista e in fin dei conti banale fatto di montagne di rifiuti, di ciminiere fumanti, di mari di plastica, di ingorghi stradali, di boschi che bruciano, come lei suggerisce con le immagini pubblicate,un libro che non comprerà nessuno. Fatta la “denuncia”, ciascuno poi se ne torna a casa propria, e continuerà ad usare la macchina, il telefonino, il pc, pretenderà la casa riscaldata d’inverno e climatizzata d’estate, le luci accese, il pranzo e la cena in tavola, l’acqua calda, gli elettrodomestici, i viaggi in aereo, continuando ad essere parte del sistema, ma con la coscienza a posto, difficile essere coerenti.
    Mi chiedo per quale motivo dovrei partecipare al progetto con le mie foto e considerarmi iscritto d’ufficio al partito degli ambientalisti talebani.
    Spiace che la Fiaf assuma una posizione così radicale allontanandosi dal mondo dei fotoamatori sempre più a disagio e sconcertati.
    Per cortesia non appiccicatemi etichette politiche,chiarisco che non sono mai stato iscritto ad un partito politico nè nutro simpatie verso alcuna formazione politica.
    Ma poiché non si può solo criticare ma occorre anche proporre, faccio una proposta, anche se la mia opinione vale zero: perché il prossimo libro non lo dedicate alle bellezze d’Italia, il paese che ha più storia, cultura, arte, monumenti di ogni altro al mondo, e per di più non obbligherebbe ad un’appartenenza politica.
    Distinti saluti.
    Giuseppe Tomelleri

    1. Carissimo Giuseppe,
      grazie per l’intervento accorato, che ho letto con piacere.
      L’esercizio culturale per noi deve essere prima di tutto libertà espressiva delle opinioni, pertanto ti invito a inserire questo tuo pensiero come commento alla mia presentazione del tema nazionale Su Agorà Di Cult del tema “Ambientale”, per noi il pluralismo è fondamentale.
      Solo una precisazione desidero farti: riflettere sul tema dell’ambiante non è territorio politico ma etico.
      Io ho presentato il tema dal punto di vista del mio vissuto, e l’ho dichiarato, per noi la cultura nasce sempre dall’esperienza personale.
      Questa mia narrazione è personale non è quella ufficiale della FIAF che la trovi su FOTOIT nella pagina di presentazione del progetto.
      Cordialmente

  10. Ho ricevuto l’email di Giuseppe Tomelleri il 06/04/2020, alla quale ho risposto immediatamente come sopra riportato.
    Come vedete anche nel nostro piccolo, quando si riflette sui temi ambientali viene liberata un’energia sociale veramente enorme, lo insegna la storia del dopo guerra (io ho portato i pochi casi che mi hanno toccato) e le forti tensioni che si generano nel nostro tempo a livello globale.
    Il pensiero di Tomelleri è uno dei diversi modi di approcciare queste tematiche da parte della mia generazione, per questo non mi sorprende.
    L’atteggiamento sociale istintivo, quando si hanno visioni diverse, è quello di schierarsi in gruppi contrapposti è iniziare un braccio di ferro per convincere chi non ha maturato una posizione di aggregarsi ad uno dei movimenti; un comportamento così è certamente politico. Quel che noi facciamo su Agorà Di Cult non mira a questo ma informare e condividere l’approfondimento di un pensiero etico che per prima cosa rispetta il pluralismo delle idee.
    Noi come Dipartimento Cultura elaboriamo il tema con contributi liberi da parte di chi vuole proporli, con l’intento di generare un processo di formazione delle singola opinione non a senso unico. Non c’è nessuna intenzione di agire per convincere, il nostro spazio non è quello politico delle scelte di campo ma quello etico di acquisizione di elementi per formare la propria coscienza.
    Per quanto riguarda la mia generazione noto che da una decina d’anni ci sono i segni di una profonda sensibilizzazione e l’avvio di un coraggioso “ravvedimento” nel proprio stile di vita.
    In quest’ultimo decennio ho visto:
    – Grandi imprese chiedere la condivisione ai fornitori del proprio “Codice etico”, ed erano imprese che inquinavano.
    – Grandi e piccole imprese e privati investire nelle tecnologie verdi di produzione dell’energia.
    – Grandi sviluppi tecnologici rivolti a istaurare sistemi produttivi circolari che non inquinino ulteriormente sull’ambiente.
    – Le nazioni discutono modalità per ridurre le emissioni, e proprio ieri sulla stampa veniva scritto che si sta riducendo il “buco nell’ozono” in seguito gli accordi avviati nel 1987.
    Evidentemente l’aspetto ambientale è un bene comune che trascende la singola generazione e va rispettato e curato pensando alla sua salute; abbiamo solo iniziato a vivere una nuova modernità che si pone problemi etici.
    Nonostante i gravi problemi ambientali che sotto i nostri occhi, siamo ben lontani dall’isolamento dei movimenti ambientalisti degli anni ’60.
    Oggi lo sviluppo tecnologico dell’umanità più evoluta ha un intento etico. Ci sarà tanto da studiare e lavorare ma se vogliamo vivere sani occorre prima di tutto sanare il mondo malato in cui viviamo. Temo non sarà ne facile ne breve, ma spero che sia ancora possibile.

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