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Il mondo capovolto – di Andrea Costaguta

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Un’adolescente, alla deriva in un mondo che vuole costringerla ad essere adulta, dove essere adulti significa rinunciare alla fantasia e pensare solo a cose “serie”. Quante volte tutti noi, a nostro tempo, abbiamo sentito la frase “ma non sei un po’ grande per queste cose?”; le mie foto vogliono mostrare come spesso gli adolescenti (ma anche gli adulti) siano costretti ad adeguarsi alla società, ma in realtà si sentono fuori luogo e vorrebbero tornare a giocare e fantasticare.
Andrea Costaguta
 

Il mondo capovolto

di Andrea Costaguta

 
 

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4 commenti

  1. Prorompe il desiderio di manifestare la propria potenza. Afferrare il mondo e sovvertirlo, non crearne uno nuovo ma nuove leggi, forse impermanenti, che lo governano. Perchè tutto è possibile se lo si crede e lo si vuole tale. Tutte le conquiste sono nate dal seme della fantasia, tanto distanti erano dalla realtà quotidiana.
    Immaginare ciò che non è ma potrebbe/dovrebbe essere è davvero cosa assai seria.
    Vedere, creare dentro di sé ed evidenziare fuori di sé l’aspetto gioioso e giocoso della realtà non vuol dire certo alterarla ma sviscerare questa realtà di cui, innegabilmente e ineluttabilmente siamo creatori, cercatori dei giusti luoghi di osservazione.
    La proposta di Andrea Costaguta inizia con un’immagine che non ha elemento che non sia gioco. Questo filo attraversa poi le stanze e le azioni della quotidianità in una condizione però di ribaltamento del vivere; non sfugge all’attenzione che non per tutti i personaggi che appaiono valgono le stesse leggi.
    L’elemento “passione”, vero motore di ogni impresa, in questo “gioco” è rappresentato nella stanza con le autovetture, e accanto ad una manifestazione “adulta”, come le foto di vetture d’epoca, sta la giocosità di un letto-camion dei pompieri.
    Una scacchiera con i suoi pezzi ma su un pavimento che è esso stesso scacchiera forse invita ad un “decido io quale pezzo della scacchiera essere di volta in volta e verso chi muovere i miei passi”. Serve allora un compagno di giochi. Così comunque si vince entrambi.
    Altrove un cavallino, forse una renna in legno, fa pensare ad un desiderato andare liberi altrove, che le gambe a squadra su una finestra sembrano volere attuare.
    Di sovente tesi ma ridenti quei lunghi e riccioluti capelli in controcorrente fra una terra e un cielo a forza di gioco capovolti.
    Emblematico il gesto di accendere le luci… o forse spegnerle? Su cosa spegnere la nostra attenzione e su cosa accenderla in determinati momenti?
    L’immagine finale mi appare manifestare lo scopo della prima: è possibile viaggiare giocosamente in quell’universo che è la nostra vita e la realtà scoprendo nuovi mondi. Dall’alto.
    Eletta Massimino

  2. Vedo queste immagini e come prima cosa mi assale la curiosità di capire come siano state realizzate. Ci rimugino per qualche minuto, elaboro qualche timido tentativo di spiegazione, poi confesso la mia inadeguatezza e mi limito ad apprezzare la creatività e l’abilità dell’autore. Prepotente si affaccia il quesito sulle sue intenzioni. Cosa vuol dirmi con queste immagini? Non leggo mai ciò che questi scrive prima di aver osservato con attenzione le foto e cercato di dare una mia interpretazione. Un mondo capovolto. E’ il mondo a essere capovolto o è la persona capovolta? Da quello che vedo, sembrerebbe essere la persona capovolta. Un mondo apparentemente normale, con elementi normali, posizionati in modo normale. La persona vive in questo mondo in posizione non consona, non seguendone il normale andamento. E’ la persona che crea questo evidente contrasto? Che è in controtendenza? Il suo è un rifiuto del mondo così com’è strutturato? La normalità di ciò che la circonda sembrerebbe pronta ad accoglierla senza problemi, ma lei è lì sul soffitto, sulla parete in un’opposizione che sfida le leggi sacre di quel mondo. Non c’è tensione però in questa opposizione, almeno io non la colgo. C’è una naturalezza nel posizionamento della ragazza in questo mondo, così come nella sua espressione, che non mi trasmette disagio, come se quel posizionamento fosse tutto sommato normale. Poi l’ultima immagine. Un mondo che è quasi del tutto scomparso e senza il quale la ragazza si trova priva di ancoraggio e sembra precipitare nel vuoto dell’infinito. Un’immagine che sembra rompere quel senso di equilibrio che tutto sommato le altre immagini mi rimandano e apre uno spazio di riflessione ancora più ampio su cosa significhi quell’infinito in cui la ragazza sta per cadere e, alla luce di questo, sul significato di tutto il lavoro. A questo punto decido di leggere la spiegazione dell’autore. Prendo atto delle sue intenzioni, ma non mi ritrovo del tutto nelle sue parole. Le domande e le sensazioni emerse dalla mia riflessioni restano senza una risposta certa e forse il maggior pregio di questo lavoro è proprio questa indeterminatezza che mi affascina e mi offre la possibilità di elaborare ulteriori interpretazioni.

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