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Un incontro – di Roberto Zerbini

UN INCONTRO

 Ritratto di un dialogo, fatto di forme e simboli che evolvono nella luce.

E’ estate, un ponte, le rocce e il mare fanno da coreografia ai pensieri di lei che si muovono dentro e fuori, pensieri che vengono colti graficamente nell’atmosfera di un tramonto.

Appare all’orizzonte con un incedere deciso, che viene fermato forse da un pensiero, forse da un colpo di brezza, e si concede una sosta dal suo cammino o da se stessa fino a che una bambina cattura la sua attenzione e con la stessa magia con cui era giunta, riprende la sua strada.

Roberto Zerbini

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3 commenti

  1. “Un incontro” di Roberto Zerbini è un’opera generata da un’idea di narrazione artistica, per la ricerca estetica e spirituale che l’anima. Idealizzare la realtà non è perderla, ma connotarla con un sentimento. Roberto in questa sequenza di scatti si è straniato dal reale (che invade tutto ciò che è fuori dall’inquadratura) e si è concentrato su questa figura senza volto che esprime la femminilità attraverso i simboli del corpo in silhouette e le trasparenze del velo. Il pacato mare estivo ci immette nell’atmosfera della vacanza, il ponte dalla forma esotica contribuisce ad accendere l’immaginazione. La sequenza temporale, che raccoglie le gestualità dell’inconsapevole soggetto, come in un teatro ideale costruisce un personaggio che il fotografo ha sentito nascere dal proprio intimo mentre scattava nascostamente, isolandolo dal contesto come fosse l’unico essere al mondo.

  2. Bella la serie di fotografie che ricorda comunque molto da vicino una scena teatrale, dove tipicamente la scenografia sta spesso immobile per un atto, tra questa e il palcoscenico si muovono gli attori simulando la vita di noi animali pensanti. Solitamente cambiano anche le luci per enfatizzare le varie fasi della messa in scena. Guardando le fotografie viene il dubbio se anche in questo caso si tratta di assistere a una recita a soggetto, oppure la protagonista con cappello è la reincarnazione, con il suo sapiente mettersi in posa, del prototipo di donna che i fotografi maschi vorrebbero incontrare. Piacevole il controluce, come il susseguirsi delle fotografie che seguono la donna, forse a mio parere alcune sono ripetitive ma questo potrebbe stare a significare il ripetersi, per tempi molto lunghi, di quei piccoli gesti come dei vezzi. Tra il movimento apparente e la staticità della scena io però avrei fatto una scelta diversa dal bravo autore, avrei inquadrato sempre nel medesimo modo il pontile allargando la scena ai suoi lati, permettendo in tal modo alle due figure di porsi nel riquadro nello stesso sapiente modo. Infine mi piace sottolineare che la frequentazione con la fotografia finisce sempre, in modo equivocabile, col togliere al fotografo lo sguardo innocente, anche in questo caso la scena (spontanea?) è guardata tramite una fotocamera, Questo credo sia molto evidente.

  3. Roberto Zerbini ha realizzato un lavoro che sollecita in noi il desiderio di “entrare nel racconto”.
    L’atmosfera che ha saputo creare è intensa e ha un qualcosa di misterioso e intimo.
    Ci incuriosiscono i pensieri che passano nella mente della sinuosa figura che è protagonista.
    La immaginiamo in un momento felice e meditativo, la calma dei suoi gesti ce la fa sentire appagata, consapevole della sua bellezza. Anche l’ambientazione contribuisce a rafforzare questo sentire.
    “Un incontro” di Lei con se stessa, con il paesaggio, con la bimba che compare e sparisce e anche con noi che godiamo di queste immagini.
    Sono felice di ritrovare Roberto che ho conosciuto e apprezzato anche nel “progetto Itaca”.
    Orietta Bay

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