Vuoti – di Luca Setti

VUOTI – di Luca Setti

L’autore ha posto una sua particolare attenzione alle aree di contatto tra le zone urbane e la campagna intorno a Mirandola e il basso mantovano, zone che frequenta quotidianamente cercando di trasmettere il senso di vuoto di questi paesaggi dove, a suo avviso, il vuoto si rivela perdendo la commistione tra città e campagna, dove si perde l’identità dei luoghi, dove la campagna è inquinata dalla sporadica presenza di costruzioni industriali.

Vuoti. In realtà sono un insieme di pieni. Immagini piene non tanto di presenze umane in quanto palesemente assenti, ma dell’intervento dell’uomo: dal campo coltivato alle varie costruzioni immortalate.

L’esposizione delle foto, suggerisce una lettura come di spartito musicale, in cui l’andamento armonico, iniziato dolcemente, presenta tonalità incisive date dagli edifici particolari e diversi che notiamo nella prima parte della sequenza, per giungere al suo culmine nella centralità del portfolio con l’immagine che riporta in sovrapposizione l’albero, la casa e il capannone che ne riempie la vista.

La musicalità procede poi spegnendosi pian piano concedendoci scorci meno idilliaci, dati da una vecchia abitazione diroccata su di un nuovo crocevia, di un crocchio di copertoni usati che esprimono il segno dell’uomo nell’abbandono, di tracce di perforazioni come ad inseguire un trillo. E molto dolcemente si spegne con l’immagine totale di un campo coltivato, quasi decorato da una piccolissima, perché lontanissima, costruzione, in segno di commiato alla nostra visita.

La leggerezza con cui apparentemente si pone questo testo non manca di profondità. Le osservazioni intrinseche sull’intervento umano ogni dove, sotto diverse forme, siano esse costruzioni, campi, zone di abbandono, ci mostrano quanto sia incisiva e antica la presenza e l’intervento dell’uomo che non lascia scampo alla terra e nessuna casualità, e che anche i segni più scontati, solo perché circondati e abituati ad essi , simboleggiano un’organizzazione ed una pianificazione del territorio che fanno parte della nostra cultura.

Una cultura di contadini certamente, ma non solo. L’ampio sfruttamento di una terra adatta a varie coltivazioni, ma anche altre vie: quelle industriali, architettoniche, delle telecomunicazioni, gli interventi sotterranei delle numerose reti di fornitura e smaltimento, vedi le perforazioni della penultima immagine.

Un occhio amorevole quindi, quello dell’autore, che reca omaggio alla sua terra e a tutto ciò che lo circonda, assorto in un silenzio di riflessione che non impedisce il lento avanzare del progresso

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