“Le immagini del silenzio. Dal pensiero alla realizzazione” – di Renza Grossi

“Tutto ciò che ho sempre voluto

Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno

E’ qui tra le mie braccia

Le parole sono del tutto superflue

Possono solo fare male”

Enjoy The Silence
Depeche Mode

“Le immagini del silenzio. Dal pensiero alla realizzazione

Renza Grossi

 
 
Possediamo realmente la percezione del silenzio?
Sappiamo esattamente che forma ha, o concediamo al silenzio una dimensione concreta solo nel momento in cui ad esso riserviamo tutta la nostra attenzione?
Mi sono interrogata a lungo, negli ultimi mesi, sulle potenzialità del silenzio, sulle sue dinamiche, cercando di interpretarlo come un dono prezioso che ci viene concesso sotto forma di pausa, di stacco, anche solo momentaneo dalle dinamiche caotiche della realtà. Ma il silenzio può essere percepito anche come un luogo intimo e protetto nel quale possiamo concedere spazio alle nostre riflessioni e dove le emozioni possono prendere forma. Proprio perché ha questa connotazione profonda e privata il silenzio è il luogo prediletto per celare ciò che si ha paura di verbalizzare, o che si cerca di proteggere.
Dietro ad un silenzio si nascondono segreti preziosi, eventi, fallimenti e perdite. Una muta invisibilità. E se la verità delle cose e dei sentimenti viene nascosta, immersa nel silenzio, allora ciò che è visibile, raccontato od urlato non è altro che finzione.
Ed è da qua che inizia la ricerca e la sperimentazione fotografica di Michael Donnor, con il progetto Silent Moan (fig.1), il lamento silenzioso. Il suo lavoro è stato definito simile a quello di un minatore alla ricerca dell’oro. Egli setaccia le identità delle persone, separa ciò che appare da ciò che è, concentrandosi su ciò che la fotografia cattura, quasi nella casualità dello scatto, e che l’occhio, e la mano del fotografo, può far emergere attraverso la manipolazione dei negativi. …
 
fig.1 Michael Donnor, Silent Moan

 fig. 1

fig.2 Michael Donnor, Silent Moan

fig. 2

Ma il silenzio ci può apparire anche per contrasto, come qualcosa di non controllabile, infinito e misterioso. Il bloccarsi davanti ad un evento, il rallentare il proprio ritmo, il dissolversi del rumore, come qualcosa di sospeso, qualcosa per cui non è possibile concepire spazio e tempo. Il silenzio può essere il luogo della scoperta, ma anche quello della negazione.
Ed ecco allora il lavoro Colour Field di Nadav Kander (fig.3, 4), le cui fotografie sono pervase da un senso di inquietudine e di perdita. Kander è il fotografo dei vuoti, di quell’emozione interiore, intima del silenzio.
 
fig.3 Nadav Kander, Colour Field

fig. 3

fig.4 Nadav Kander, Colour Field

 fig. 4

E sospeso, bloccato a mezz’aria come in una pausa di riflessione, sollevato in cielo con la grazia e la leggerezza di un personaggio di fiaba è il corpo di Maia Flore in Sleep Elevation (fig.5). Si, perché il silenzio è anche quello del sonno sognante, di una magica sospensione, il momento il cui tutto diviene possibile, dove si prende un respiro e si può salire nel vuoto grazie ad un semplice palloncino… (fig.6)
 
 
fig.5 Maia Flore, Sleep Elevation

 fig. 5

fig.6 Maia Flore, Sleep Elevation

 fig. 6

Ma creando immagini sospese nel tempo e nello spazio nasce l’oblio.
 

fig.7 Claire A. Warden, Salt fig. 7

fig.8 Claire A. Warden, Salt

 fig. 8

Ed è proprio il silenzio fagocitante dell’oblio al centro del progetto di Claire A. Warden Salt (studies in preservation and manipulation) (fig.7). Il presupposto è quello della ricerca della conservazione della materia come autentica e vivente, un’indagine destinata al fallimento per la stessa natura effimera della vita.
Ma qui subentra il processo di preservazione dei campioni botanici come documenti fondamentali per sviluppare la ricerca futura. ….
E l’oblio del tempo porta al silenzio, crea una perdita, ma questa perdita attraverso le immagini ( e la fotografia) può essere colmata. Le immagini “mute” per loro stessa natura, permettono in realtà di dare voce ad un passato che ci viene negato perché i testimoni di ciò che è stato non hanno più voce. Il silenzio inghiotte tutto. Ma dal silenzio possono riemergere storie e racconti ripensati e ri-narrati.
 
fig.9 Marcela Paniak, Elysium

 fig. 9

 
fig.10 Marcela Paniak, Elysium

fig. 10

 
Elysium, di Marcela Paniak (fig.9) , e’ uno lavoro di grande raffinatezza ed eleganza. I Campi Elisi, che danno il nome al progetto, sono quei luoghi, raccontati nella mitologia greca, in cui soggiornano le anime dei defunti protetti dagli dei. Nella terra della pace eterna, le anime prive ormai di tutte le sofferenze e dei desideri, passeggiano al suono della musica di una lira invisibile, tra pioppi e asfodeli. I fiori rappresentano la morte, il dolore e la tristezza, la malinconia ma anche l’eternità.
Storia, ricordo e vita eterna, sono i temi affrontati in queste immagini. …
Ed ecco che accade qualcosa di straordinario, queste immagini rinascono, vengono rimesse in circolo, rilette, divengono un nuovo ricordo diverso dal precedente, che necessita di essere scoperto e nuovamente compreso. Una nuova storia che nasce dal silenzio prende così vita davanti ai nostri occhi.
 
fig.11 Michael Donnor, Manifesting Infinity

fig. 11

 
fig.12 Michael Donnor, Manifesting Infinity

 fig. 12

Vorrei chiudere questa carrellata di esperienze fotografiche che raccontano le straordinarie potenzialità del silenzio, tornado a Michael Donnor, il primo autore che vi ho presentato. Manifesting Infinity (fig.11) ci racconta del nostro interrogarci quotidiano sull’esistenza e sull’universo. Qual è il significato del tempo? Quale quello dello spazio e della transitorietà della vita? Donnor ancora una volta sottolinea il potere della mente e dell’immaginazione, che ci permettono di proiettarci agli inizi del tempo o al di là della luce, di viaggiare nel cosmo e creare realtà alternative e incanti fantastici (fig.12). Ed è proprio in queste infinite manifestazioni che possiamo riconoscere le incredibili possibilità dell’universo. Le sue immagini nascono dalla necessità di dare un senso a ciò che non si conosce, ma nella realtà dei fatti generano nuove storie e nuovi misteri.
Se il silenzio ci permette di concentrarci, riflettere, creare, immaginare e sognare, allora è davvero uno strumento fondamentale per chi, come i fotografi, hanno il grande privilegio di poter osservare il mondo con uno sguardo differente.
Ma nel mondo dell’infinito, come nelle fotografie di Michael Donnor, il silenzio diventa assordante.
 
Grazie e buona luce a tutti.
Renza Grossi
 
Il silenzio_Renza Grossi  (pdf – del testo completo, scaricabile)
 

Le attività e i festival che hanno il tema “Il Silenzio” sono i seguenti:

– 2 e 3 aprile – Sestri Levante PhotoHappening – Set & Simposio

– 14 Maggio – Carpi (MO) C.F. Il Grandangolo

– 24, 25 e 26 giugno – Sassoferrato FacePhotoNews con “Portfolio dello Strega”

 – 1, 2 e 3 luglio – Sestri Levante “Una Penisola di luce” con “Portfolio al mare”

 – 4, 5 e 6 novembre – Colorno “ColornoPhotoLife” con “Portfolio Maria Luigia”

Diversi sono i laboratori che stanno nascendo guardando queste attività espositive e concorsi.

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